
Testo e Foto di Anna Quaglia
Credo fortemente ci siano città che, nonostante la loro bellezza architettonica e storica, non abbiano una personalità tale da colpire il turista. Altre invece sono dotate di un fascino, di un’aura magica che coinvolge a tal punto da far nascere e crescere una passione così forte che ci fa innamorare e quell’amore è per sempre. Lo dico perché è quanto è successo a me la prima volta che visitai Londra e successivamente Parigi.
Londra e Parigi, diversissime tra loro ma, hanno il potere di conquistarti senza usare nessuna forza; la loro forza è la loro bellezza e l’atmosfera che vi si respira. Questo è il mio parere personale che probabilmente sarà smentito da altri ma, d’altra parte il mondo è bello perché non è uniforme, è vario.
In questo breve articolo mi soffermo solo su Parigi perché vorrei suggerire un paio di mete che consiglio a chi ha deciso di visitarla. Io le ho scoperte per caso, girovagando senza una meta precisa.
Vorrei precisare che sono andata diverse volte nella capitale francese e ovviamente ho visitato i suoi musei, i suoi monumenti, palazzi, quanto di storico e interessante si può trovare. Quindi, quando ci ritorno, mi capita spesso di lasciare da parte per un giorno i classici percorsi turistici, i luoghi comuni e fare il “flâneur” o meglio la “flâneuse”.
Flâneur oppure flâneuse se femminile, significa uscire, ignorare i luoghi che solitamente si visitano quando si è a Parigi o in qualsiasi altra città, e muoversi liberamente senza una meta precisa, fermarsi ogni tanto per un caffè e poi continuare. Essere flâneur non vuol dire girovagare sugli Champs-Elysées oppure a Place de la Concorde ma, per esempio, prendere la metropolitain, scendere ad una fermata e iniziare l’esplorazione. Questo è quanto è successo a me un anno quando salii sulla metro e scesi alla Gare de Lyon. Perché quella fermata non lo so. Una volta all’interno della stazione vidi un’indicazione “Le Train Bleu”.
Subito mi venne in mente il libro di Agatha Christie che avevo appena finito di leggere e che aveva lo stesso nome. Incuriosita salii le scale e al primo piano della stazione trovai l’ingresso di un ristorante che solo Parigi può offrire. Più che un ristorante lo definirei un palazzo magnificamente decorato con pitture, stucchi dorati e vetrate colorate.
Una volta entrati non si pensa più al cibo ma alla bellezza che ci circonda: la Belle Époque ci coinvolge con la sua eleganza e raffinatezza. I tavoli erano preparati in modo raffinato ed elegante, i bicchieri di cristallo brillavano accanto ai piatti logati e all’argenteria delle posate. Tutto faceva pensare ad un salone di Versailles apparecchiato per una importante cena. Ovviamente tutta questa magnificenza non è a buon mercato ma entrare solo per un caffè è un’emozione unica. Dimenticavo di dire che Le Train Bleu era, in passato, il treno di lusso che collegava Parigi alla Costa Azzura.
Lasciai a malincuore il ristorante e la Gare de Lyon e continuai a vagabondare quando, poco lontano, mi trovai all’inizio di una stradina pedonale, fiancheggiata da casette a schiera tutte colorate. Un angolo di paradiso, silenzioso, i turisti erano pochissimi.
La tranquillità era assoluta. Forse ora a seguito dei social qualcosa è cambiato. Ogni casa ha la particolarità di avere un colore diverso e su alcune facciate sono disegnati dei fiori, dei rampicanti che, se visti da lontano, sembrano veri. Una Parigi residenziale insolita, quasi modesta e umile, che si accontenta di essere ammirata ma nello stesso tempo rispettata. Questo angolo da fiaba si chiama Rue Crémieux.
I colori pastello di questa stradina mi fecero pensare a due cose: alle case colorate di Portobello Road a Londra e ai…..macaron. I più famosi sono quelli di Ladurée. Quindi era arrivato il momento di fermarsi alla prima pâtisserie o boulangerie in zona e dopo la sosta riprendere il nostro giro senza una destinazione definita. Nuove sorprese e nuovi scorci mi aspettavano.