
Testo di Anna Quaglia
Quando sono a Parigi, amo vagabondare, camminare senza una meta precisa, inciampare in luoghi che non si conoscono e solo per caso si scoprono. Sono spesso piccole gemme nascoste, che non vengono quasi mai considerate dalle guide turistiche perché le grandi città hanno cose ben più importanti da offrire. Se si ha del tempo e si conosce la città molto bene, ci si potrebbe immergere nella folla, cercando di capirla e scoprirne tutti i segreti. Il flâneur spoglia la città delle sue vesti abituali per rivestirla di un look totalmente nuovo, a lui forse più consono.
Un giorno, nella metropolitana di Parigi, vedo tra i passeggeri un signore con una sportina di carta. Niente di strano, penserete, nulla di insolito. Quante persone girano per Parigi con sacchetti, borse, sporte di tutti i generi. Sul sacchetto era impresso un logo nero e giallo-oro che diceva: ”Mariage Frères – Maison de thé”. Per un’anglofila come me, il culto del tè esisteva solo nel Regno Unito. Incuriosita, cerco di avvicinarmi per vedere l’indirizzo e scopro, con mia grande sorpresa, che c’era più di un indirizzo! Memorizzo il primo che vedo e con l’aiuto del cellulare scopro dove si trova questo fantomatico negozio di tè: Rue des Grands Augustins, nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, 6° arrondissement. Al numero civico 13 ecco il negozio e, credetemi, la sorpresa è stata a dir poco stupefacente. Le scatole di tè tappezzavano le pareti del negozio al piano terra: tè sfuso in grossi contenitori neri con il logo dorato, tè in barattoli più piccoli con lo stesso logo dorato e altre confezioni con disegni originali che solo a guardarle mi tentavano. Erano centinaia e centinaia di tipi diversi di tè: nero, verde, bianco, fruttato, aromatizzato; il commesso mi informò che ne avevano oltre cinquecento. C’era solo la difficoltà della scelta. Al piano superiore c’era la sala da tè dove dalle 14.00 servivano anche il pranzo. Il personale indossava una divisa in stile coloniale; il servizio era impeccabile e c’era quel soffuso silenzio che regna nelle sale da tè britanniche dove, chi le frequenta, non vuole essere disturbato durante quel rito che da secoli è considerato un momento di rilassamento e piacere al tempo stesso.
Ma la cosa più sorprendente fu scoprire quante di queste Maison de Thé esistevano a Parigi: nel quartiere Le Marais in Rue du Bourg-Tibourg, un’altra in Rue du Faubourg Saint-Honoré, e ancora in Place de la Madeleine, in Rue Montorgueil, Mariage Frères Tour Eiffel. Per non parlare delle rivendite presenti ai Grandi Magazzini Lafayette, Printemps Haussmann e nella Grande Épicerie a Rue de Sèvres. Direi che dopo una giornata in giro per Parigi è bello concedersi una pausa e un tè in uno di questi luoghi affascinanti e insoliti, lontani dalla frenesia della folla.
Un anno soggiornavo in un appartamento lungo Boulevard Beaumarchais. La mattina adoravo fare la spesa nei piccoli negozi che si trovavano vicino a casa – come non citare la Maison Landemain e Land&Monkeys due favolose panetterie, e la Maison Plisson, un grazioso ed elegante negozio di alimentari di primissima qualità. Però ricordo che un giovedì, arrivai alla vicina Place de la Bastille e girai in un viale alberato, Boulevard Richard Lenoir. Il nome mi era familiare e solo dopo qualche istante realizzai che mi trovavo nella via citata spesso nelle storie del commissario Maigret, personaggio famoso dei gialli di Georges Simenon.
Si parlava spesso di questo luogo come il mercato dove la signora Maigret si recava per fare la spesa. Fu così che mi trovai immersa o meglio sommersa in un mercato all’aperto. Uno di quei classici mercati popolari di paese – ma ero a Parigi! – dove nelle bancarelle si vendono formaggi, pesce, frutta, verdura, fiori, spezie, pane. Era un’esplosione di colori, profumi, di urla dei commercianti che incitavano le persone ad acquistare i loro prodotti. Mi piaceva mescolarmi con quelle persone che mi parlavano in francese, mi piaceva essere coinvolta nei loro discorsi che a volte non comprendevo perché parlavano così velocemente da dover usare tutta la mia attenzione per capirle. Era un cocktail di profumi: alcuni intensi quando si passava vicino alla bancarella delle spezie, altri delicati perché non poteva mancare chi vendeva i fiori oppure i saponi e le essenze di Provenza.
I formaggi regnavano assoluti e sceglierne uno era veramente difficile: si assaggiava il primo, il secondo e poi il terzo; dopo il terzo si decideva quale scegliere. Se si continuava si rischiava l’abbuffata di tutti quei prodotti caseari che sono il vanto dei francesi. Questo seducente e intrigante mercato mi ha sedotto e adescato per caso mentre percorrevo le vie intorno al più famoso Boulevard Beaumarchais; non sapevo ci fosse ma girovagando è comparso dal nulla. Non c’è tutti i giorni: solamente il giovedì e la domenica.
Fare la flâneuse a Parigi è sempre un’esperienza: essere libera di scoprire e imbattersi in un mondo che spesso non viene considerato ma che invece esprime il vero carattere, il cuore e la personalità della città: la vera Parigi, più intima di quella turistica, quasi paesana.