Testo di Giuseppe Garbarino
Bellissima Villa Farnese a Caprarola. Se Shakespeare avesse conosciuto questo luogo vi avrebbe ambientato uno dei suoi capolavori, forse un “Sogno di mezza estate”, oppure “Tanto rumore per nulla”; qui tra sale e scaloni monumentali, fontane con giochi d’acqua che creano gemiti musicali e ricordano ora il cinguettio di uccellini, ora il parlottare misterioso di uomini e donne immaginari, il tutto in un curioso concertino che stupisce ed incuriosisce.
Già l’arrivo a Caprarola – tassativo dal fondo del paese percorrendo la Provinciale 35 per poi percorrere via Filippo Nicolai fino ad arrivare davanti al palazzo – è un misto tra perplessità e quel senso di essersi perduti, cosa oggi abbastanza difficile visto l’uso di moderne tecniche di indicazioni stradali, ma a volte farebbe bene dirigersi nei posti come si faceva una volta, quindi o conosci la strada o vai a lume di naso, orientandosi con il paesaggio, pochi riferimenti e magari chiedendo qua e là.
Caprarola: non è che il nome sembri presagire qualcosa di interessante, paesucolo del viterbese, luoghi incantati dove la natura fin dai tempi del “pingue etrusco” fa da padrona, e forse proprio per questo motivo luogo di delizie nascoste.
Il paese antico si apre sui due lati di una strada che sale verso l’apice della collina, stradine difficili, case addossate l’una sull’altra a ricordare in qualche modo i quartieri spagnoli di Napoli, una diffusa trascuratezza che in qualche modo ha una sua motivazione, servendo da contrasto con ciò che si trova in cima alla salita.
Al termine di questo rettilineo che ricorda in certi momenti un percorso ad ostacoli, si vede qualcosa, ma solo quando ci si avvicina si riesce a capire che la meta del nostro viaggio è raggiunta.
La maestosità della Villa Farnese di Caprarola si vede solo da lontano, dal paese è quasi impossibile osservarla in modo decente, la stessa strada che taglia il paese venne realizzata apposta dal Vignola alla metà del 1500, perché dalla villa si godesse di un panorama più simmetrico verso la pianura laziale e la dimora vedesse esaltata la posizione dominante sull’abitato, questo anche grazie ad una serie di scalinate davanti alla facciata.
Il paese si trova ad est del lago di Vico e a sud della cresta dei Monti Cimini, la famosa Selva Cimina, luogo impervio e inaccessibile. Il paese è relativamente recente, probabilmente la sua iniziale urbanizzazione lungo l’asse viario che oggi porta alla grande struttura nota come Villa Farnese risale al XI secolo. Nel 1435, dopo alterne vicende e lotte tra alcune famiglie nobili della zona la località entrò nell’orbita papale, per diventare feudo dei conti di Anguillara, ma per poco tempo, infatti la confisca dei beni di questa famiglia aprì la strada alla famiglia Farnese che dal XVI secolo, sotto il papato di Paolo III Farnese, accrebbe notevolmente il suo potere e possedimenti.
Caprarola conobbe momenti di splendore sotto i Farnese e proprio in questo luogo venne costruita la loro residenza più importante con un progetto sul quale lavorò inizialmente Antonio da Sangallo il Giovane, che doveva lavorare ad una roccaforte particolarmente munita, al quale seguì nel 1547 il Vignola che modificò il progetto originale, trasformando l’idea della fortificazione penta stellata in un palazzo rinascimentale di gusto manierista, con il risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti.
A Palazzo Farnese venne a risiedere nei periodi estivi il cardinale Alessandro Farnese il Giovane, alla ricerca di quiete e fastosità per la sua corte, mescolando la naturalezza della natura con fontane e statue uniche nel loro genere.
I bastioni della fortezza della villa, dimenticata la loro funzione difensiva, diventarono terrazze affacciate sulla campagna e all’interno del palazzo un grande cortile circolare sul quale si aprono su più livelli le sale affrescate dai fratelli Zuccari, Onofrio Panvino, Fulvio Orsini, il Tempesta ed altri, tutti a gareggiare per immaginazione e capacità pittorica anche se ispirati dal letterato Annibal Caro già segretario di Pier Lugi Farnese Duca di Parma e padre del cardinal Alessandro.
Sul retro di Villa Farnese si trovano gli “Orti farnesiani”, realizzati a partire dal 1565 dall’architetto Giacomo Del Duca, utilizzando per i terrazzamenti le terre di scarico che vennero portate da Roma durante la costruzione della chiesa del Gesù.
Conclusi i lavori per il maestoso parco nel 1630 da Girolamo Rainaldi, oggi appaiono in tutta la loro maestosità e i terrazzamenti che collegano la villa al giardino tardo-rinascimentale celano al visitatore la veduta, seminascosta da un parco selvatico, in fondo al quale prima si sentono i rumori delle cascate dei Giardini Alti, poi l’occhio gode della genialità architettonica che si apre improvvisa proseguendo in un crescendo di vedute con statue, fontane, guizzi d’acqua perlata.
Dietro ad ogni angolo sembra di intravedere figure in abiti storici, passi perduti solcano gli ambienti della grande Villa Farnese di Caprarola, sulla Scala Regia immaginerete il cardinal Farnese a cavallo che sale verso i suoi appartamenti, sfiorando le 30 colonne in peperino, tra gli ambienti più significativi la Sala dei Fasti ne è l’esempio più eclatante, mentre sostando al centro di alcune sale, quando sarete immobili provate da schioccare le dita o battere un leggero colpo con la suola della scarpa, l’eco del tempo vi avvolgerà disegnando sul vostro volto un sorriso di soddisfazione.
Per maggiori informazioni per visitare la Villa Farnese a Caprarola:
Sito di Caprarola
Palazzo Farnese Caprarola