Adagiato tra i deserti del nord e le lussureggianti foreste del sud, questo piccolo Paese vanta una straordinaria varietà di luoghi da visitare, di suoni e di profumi caratteristici.
Testo e Foto di Anna Alberghina
Il Senegal si definisce con orgoglio la terra della “Teranga” che significa ospitalità. Si tratta in buona parte di una trovata pubblicitaria ma, come spesso accade, c’è un fondo di verità; i Senegalesi, in genere, sono persone aperte e ben disposte nei confronti dei visitatori. La maggior parte dei turisti visita il Senegal per le sue spiagge ma, in realtà, vi sono molte altre attrattive. Cominciamo dalla capitale Dakar, una città in continua espansione caratterizzata da un traffico caotico, dai mercati animati, dalle strade in perenne attività e da un’esuberante vita notturna.
Prima di cedere il passo alla savana, Dakar offre un vivace spaccato della cultura di strada attraverso le gigantesche “banlieues” dove vivono molti di coloro che sono emigrati dalla campagna in cerca di fortuna. Di fronte alla capitale si trova l’Ile de Gorée con il suo cupo passato legato alla tratta degli schiavi, oggi avvolta in una calma quasi sovrannaturale. Sull’isola non ci sono né strade asfaltate né automobili, ma solo viuzze strette e costruzioni coloniali oggi un po’ fatiscenti. A poca distanza da Dakar, il Lac Rose è una laguna di acqua bassa circondata da dune.
La colorazione rosata è dovuta all’alta concentrazione di sali minerali del lago. Proprio nei pressi del Lac Rose si trovano le dune dove, fino a qualche anno fa, si concludeva la famosa corsa Parigi-Dakar. Il nostro itinerario punta quindi verso nord fino a raggiungere Saint Louis, la città fondata alla fine del 1600 che fu il primo insediamento francese in Africa. Alcune delle sue aree storiche sono dal 2000 patrimonio dell’UNESCO. E’ una specie di monumento alle ambizioni coloniali ma non si può restare immuni al fascino degli antichi edifici in gran parte diroccati e dell’animato quartiere di pescatori di Get N’Dar.
A Saint Louis, in una delle zone più popolari, abbiamo assistito ad una festa tradizionale, detta del “faux lion”, una sorta di trasposizione moderna delle danze delle maschere. Si tratta, in realtà, di un rito di possessione. Secondo la leggenda, il cacciatore che aveva ucciso il leone veniva “posseduto” dal suo spirito, iniziava a ruggire ed a cibarsi solo di carne cruda. Gli attori, con il volto vistosamente dipinto in modo da raffigurare animali feroci, si esibivano in danze sfrenate in mezzo ad una folla in delirio. A 60 km a nord di Saint Louis, quasi al confine con la Mauritania, si trova il Parco Ornitologico di Djoudj considerato uno dei migliori luoghi al mondo per osservare gli uccelli migratori provenienti dall’Europa.
Dopo Saint Louis il nostro percorso punta a sud. Visitiamo la moderna e grandiosa moschea di Touba, città santa della confraternita sufi dei Mouride, luogo in cui visse il loro capo spirituale Cheikh Amadou Bamba. Touba, però, non significa soltanto spiritualità ma anche grande business. La confraternita dei Mouride è una delle più influenti forze politiche ed economiche del Paese e buona parte della ricchezza del Senegal è concentrata a Touba.
Il mercato locale è un grande agglomerato di attività esentasse e molti delinquenti vi trovano rifugio perché qui vige la totale impunità. Superate, poi, Tambacounda ed il Parco Nazionale di Niokolo Koba ci dirigiamo alla volta dei paesi Bedick e Bassari, l’unica regione montuosa del Senegal. Qui vivono alcune minoranze etniche, isolate in piccoli villaggi di fango e paglia, proprio al confine con il Mali e la Guinea Conakry.
Le donne esibiscono magnifiche acconciature e la più anziane indossano ancora una spina di istrice nel setto nasale perforato. Parlano una lingua propria e la loro religione è un misto fra le radici animiste e le influenze cristiane. Per raggiungere i loro insediamenti abbarbicati su di una falesia rocciosa è necessario compiere un piccolo trekking. Chiudiamo quindi il nostro circuito ritornando verso la costa Atlantica.
Ultima tappa del viaggio, la cittadina di Joal, patria del poeta e presidente Leopold Senghor e l’isola di conchiglie di Fadiouth con il suo caratteristico cimitero comune per cristiani e musulmani. Il Senegal, dunque, a dispetto di chi lo considera una meta esclusivamente balneare, è un piccolo gioiello, un’Africa in miniatura che resta nel cuore.