una grande mostra a Palazzo Barberini
Roma . Via delle Quattro Fontane n. 13
(fino al 3 ottobre 2021)
di Luisa Chiumenti
Curata da Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori, si è aperta, negli spazi delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica a Palazzo Barberini in Roma, la grande mostra dal titolo ”Tempo Barocco”. L’esposizione si sviluppa in alcuni degli ambienti che, fino al 2006, avevano accolto il Circolo Ufficiali delle Forze Armate e che, accuratamente restaurati e adeguati alla nuova funzionalità espositiva, si aprono definitivamente al pubblico proprio in occasione della presente mostra. Ci si trova, a palazzo Barberini, in un’atmosfera già splendidamente barocca, data dal grande salone affrescato da Pietro da Cortona con il “trionfo della Divina Provvidenza” (1632-1639) ed eccoci di fronte alle quaranta opere in mostra provenienti dai più importanti musei italiani e stranieri (dagli Uffizi a Capodimonte, da Berlino a Vienna a Parigi, Madrid, e Londra). Opere che, in cinque sezioni, accompagnano il visitatore attraverso quella sensazionale creatività che, nel periodo più alto del barocco, videro al lavoro artisti come Pietro da Cortona, Gian Lorenzo Bernini, Valentin de Boulogne, Nicolas Poussin, Anton Van Dyck, Domenichino, Andrea Sacchi, Guido Reni .
Esposti, con un profilo espositivo anche scientifico e tecnologico, bellissimi esempi di raffinata lavorazione di orologi d’epoca.Il progetto così particolare, legato al concetto di “tempo barocco”, è nato da un’idea di Francesca Cappelletti, responsabile della Galleria Borghese, cui si è subito affiancata con notevole impegno la direttrice delle Gallerie di Arte Antica Gennari Santori. Il progetto si è proposto di indagare in ogni sua forma il valore del tempo, sia per quanto è in grado di “conservare” sia per quello che in effetti può invece “distruggere”, in un’epoca in cui arte e scienza si andavano confrontando molto da vicino. Ed ecco, una dopo l’altra, le cinque sezioni che illustrano il progetto: dalle prime tre sezioni che presentano il Tempo come Mito, “Il mito del Tempo” a cominciare da “Il tempo svela la verità” di Giovanni Domenico Cerrini (da Kassel), che raffigura Saturno sotto forma di un vecchio alato che scopre una bellissima figura femminile (allegoria della Verità) e, a seguire, ecco apparire un orologio notturno, ma leggibile anche al buio, con intarsi in ebano e pietre dure (dalla Pinacoteca Capitolina), E ancora: “Le quattro età dell’uomo” di Valentin de Boulogne dalla National Gallery di Londra, l’“Allegoria del Tempo e della Verità” del Baciccia dal Prado di Madrid e “Il tempo taglia le ali all’Amore” di Antoon Van Dyck ( dal Musée Jacquemart André di Parigi).
Seguono poi: la sezione “Il tempo e l’amore” e ancora la quarta sezione de “Il Tempo come vanitas”, molto suggestiva nella presentazione di quanto sia illusoria e breve la vita terrena attraverso nature morte, ma anche clessidre, teschi e ancora orologi. Colpisce particolarmente quanto è rappresentato in questa sezione, come appare ad esempio nella natura morta di Pieter Claesz “Natura con Spinario” (del 1628) che, nello studio stesso del pittore, permette di vedere i materiali e gli strumenti di lavoro come il calco medesimo (in gesso), dello Spinario. E si giunge così all’ultima sezione, dal titolo assai suggestivo di “Fermare il Tempo, cogliere l’azione”, che ognuno di noi forse sente più vicino allo spirito del nostro tempo. Da segnalare qui per la sua drammatica vivacità d’azione è forse “Il ratto delle Sabine” che Pietro da Cortona (1630) rende proprio nel tumulto delle figure che si affrontano in primo piano senza quasi possibilità di distinguere i rapitori e le vittime del rapimento.
Una bella mostra, da visitare in modo molto attento, non solo per godere di opere artistiche di altissimo livello, ma per comprendere a fondo ogni significato da esse sotteso.