A cura di Teresa Carrubba
D.- Il liceo. Un bel ricordo?
R.- Del periodo del Tasso, dal 1934 al ’37, ho un ottimo ricordo. Dei professori, dei compagni, del clima che si respirava. A noi studenti era data molta libertà perché lì studiavano i figli di Mussolini, Vittorio due anni avanti, Bruno era del nostro corso, Romano è venuto dopo, ai quali venivano concessi permessi straordinari che si estendevano a tutti. Loro arrivavano con gli uomini della scorta “in borghese”, in realtà avevano il cappello verde e le scarpe gialle, praticamente erano visibilissimi. Alcune volte uscivano dalla porta del dietro dell’edificio, dove facevamo lezione di ginnastica e andavano per un po’ a villa Borghese, per esempio proprio nell’ora di ginnastica. Questo era consentito anche a tutti noi. Io non lo vedevo come un privilegio, ma come un fatto molto educativo. Per il resto, era una buona scuola. Certo a quei tempi non c’erano velleità di proteste, né di occupare la scuola.
D.- Che rapporto avevate con i professori?
R.- Tra professori e studenti si era instaurato un rapporto costruttivo. Di alto livello scientifico era il professor Emilio Pasquini; per fortuna il voto in fisica faceva media con quello di matematica, ed io, deboluccio in quest’ultima, ero a posto. Ma ho una forte memoria anche del preside. Eliseo Grossi era un ciociaro bonario, molto umano e attento a non creare favoritismi per gli alunni speciali (v. i Mussolini) dando a tutti noi una notevole libertà.
D.- C’era uno spirito di corpo tra voi ragazzi?
R.- Sì, specialmente nelle gare sportive, quando ci univamo agli altri licei di Roma. Sebbene io non abbia mai fatto molto sport. Un fenomeno a pallacanestro, al Tasso, era Vittorio Gassman. Non so che fine abbia fatto sua sorella, vita sottile, un figurino.
D.- Ha rivisto, in seguito, i vecchi compagni?
R.- Con qualcuno ho conservato a lungo amicizia e frequentazione. Ma di tutti i compagni di scuola sono rimasto in continuo contatto con uno solo; tuttora ci vediamo quasi ogni domenica, insieme alle nostre mogli. Vincio Delleani, che è stato vice direttore generale di Cinecittà. Siamo nonni, abbiamo attraversato tante vicende, ma qualche momento del liceo compare sempre nelle nostre conversazioni. Gli altri li ho persi di vista. Intanto non eravamo molti, e poi c’è stata la guerra, alcuni non ci sono più da molto tempo.
D.- Non c’è stata mai un’occasione per rincontrarvi tutti, dopo il liceo?
R.- Un paio di riunioni, abbiamo scritto un libro per l’Associazione Amici del Tasso.
D.- Lei è favorevole a rivedere i vecchi compagni di scuola dopo tanto tempo?
R.- Temo che capiti quello che è successo tra ex costituenti. Fino a 3-4 anni fa ci vedevamo abbastanza spesso, poi abbiamo dovuto fare il conto di chi non c’è più e questo dà una grande tristezza. Senza contare il fatto che sicuramente ognuno può dire dell’altro: “Guarda com’è ridotto quel poveretto!”